Perché i predatori non fanno diete?

Vuoi dimagrire? Sogni un corpo fantastico? Nessun problema!
Hai a tua disposizione migliaia di libri, migliaia di allenatori, migliaia di articoli, trasmissioni, dibattiti, dove specialisti, medici, esperti di tutti i tipi, nutrizionisti, dietologi, personal trainers esprimono il loro autorevole parere sulla dieta migliore o sul tipo di allenamento più efficace. Per non parlare dell’offerta di prodotti destinati al dimagrimento: non passa giorno senza che venga lanciato sul mercato un qualche prodotto miracoloso, che ci promette i reisultati più mirabolanti senza alcuno sforzo da parte nostra.
Ma se è tutto così semplice, perché ci sono ancora persone sovrappeso?
(E, detto per inciso, perché gli Stati Uniti, da dove arrivano la maggior parte di prodotti e diete, ha il maggior tasso di persone obese al mondo?)

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La maggior parte dei lettori mi conosce per la mia attivita di trainer e coach e infatti solitamente le persone si rivolgono a me per raggiungere obiettivi che hanno a che fare con il business, la carriera, lo sviluppo personale, la leadership (un coach non è altro che una specie di allenatore: ti aiuta a scegliere obiettivi motivanti, ti obbliga a mantenere la concentrazione e ti spinge verso il loro raggiungimento)
Disgraziatamente, molto spesso le persone che hanno la pretesa di raggiungere una prestazione di alto livello, di fatto arrivano da me in uno stato pietoso dal punto di vedere fisico, perché si distruggono il corpo e il cervello con tabacco, alcool, caffeina, cibo di cattiva qualità e comunque in eccesso, mancanza pressoche assoluta di esercizio fisico. E mentre vorrebbero da me una “magica ricetta motivazionale”, io cerco di spiegare loro che – se vogliono risultati di qualunque genere – questi saranno impossibili da raggiungere se prima di tutto non si mettono in regola dal punto di vista fisico. Se non sono disposti a lavorare su questo aspetto, è perfettamente inutile iniziare una qualunque forma di collaborazione.

I risultati ottenuti da chi ha accettato questa sfida, sono stati così spettacolari – detto senza falsa modestia – che negli ultimi tempi ho ricevuto sempre più richieste di consulenze riguardo al dimagrimento e all’allenamento, soprattutto nelle ultime settimane (d’altra parte, è in qualche modo giustificato: le persone si guardano allo specchio, si rendono conto che il loro aspetto è a dir poco penoso, pensano che dovranno andare in spiaggia e si lasciano prendere dal panico)

Questo mi pone in una posizione difficile, perché è vero che ho dei metodi molto efficienti con cui conservo una forma fisica eccellente, ma questi metodi sono molto diversi da quelli propposti dagli “esperti”, e sono lontani dalle credenze comunemente accettate. E siccome non ho nessuna preparazione “ufficiale” sull’argomento ho una certa reticenza a parlarne, tanto più che non voglio aggiungere la mia voce al coro degli “esperti” e proporre un’ulteriore ricetta miracolosa, basata su chissà quali studi e ricerche.

Coaching, per definizione, non significa offrire consulenza o dare istruzioni, bensì stimolare momenti di crescita e consapevolezza, in modo tale che le risposte che il cliente cerca vengano dal di dentro, come in una moderna versione del metodo socratico. Quindi, se qualcuno vuole lavorare sul suo aspetto fisico, procedo come si fa abitualmente nel coaching quando si affrontano obiettivi di genere lavorativo o relazionale: senza dare indicazioni dirette, ma offrendo fatti, dirigendo l’attenzione, determinando prese di coscienza che portino all’azione corretta.

Procederò in questo modo anche oggi: visto che parliamo di fitness e dimagrimento, non offro alcuna ricetta o soluzione, ma una semplice serie di di fatti dimostrati scientificamente e facilmente verificabili. Poi ciascuno trarrà le conclusioni che vorrà.

Vediamo:

Fatto: l’uomo moderno (Homo sapiens) esiste approssimativamente da 200.000 anni. In questo periodo l’essere umano, dal punto di vista fisico e psichico non ha subito praticamente alcun cambiamento.
Le nostre reazioni mentali, fisiche, emozionali, comportamentali sono identiche a quelle dei nostri antenati così come sono identiche le nostre necessità alimentari.
Nel corso della preistoria, ovvero nel periodo paleolitico, l’uomo è stato un cacciatore/raccoglitore, e si è cibato di tutti i tipi di carne, pesce, uova, noci, radici, verdura, frutta e in generale tutto ciò che può essere mangiato crudo. NON si è cibato di cereali (grano, riso, granoturco, ecc.), di latticini e in generale di nessun alimento che debba essere processato. Molto semplicemente, non siamo in grado di digerire efficacemente questi elementi, a cui siamo fondamentalmente allegici. Che ci piaccia o meno, abbiamo corpo e mente da predatori (e così lo stomaco, l’intestino, i denti,…)

Fatto: procurarsi il cibo con la caccia è difficile, di conseguenza un predatore (ribadisco che questo è l’uomo) per poter sopravvivere e riprodursi in un ambiente ostile deve trovarsi costantemente al massimo della forma fisica e mentale. Non vedrete mai allo stato brado un predatore che sia obeso o fuori forma: non lo vedete perché semplicemente non sarebbe in grado di sopravvivere. Gli animali obesi si trovano invece allo zoo o nei nostri appartamenti.

Fatto: proprio perché ha bisogno di tutte le sue risorse psicofisiche, a nessun predatore verrebbe mai in mente di avvelenarsi deliberatamente, perché questo farebbe diminuire immediatamente le sue possibilità di sopravvivenza. L’unico essere che inserisce sostanze tossiche nel proprio organismo è l’uomo.

Fatto: un predatore nella giungla si sveglia al mattino e cominicia a cercare una preda. Può darsi che la trovi, come no. Può darsi che passino diversi giorni prima che prenda qualcosa. Nessun problema, il corpo di un predatore possiede tutte le risorse per affrontare qualche giorno di digiuno (non solo, si tratta di qualcosa di estremamente positivo per la salute generale, e non a caso è una prescrizione che si trova praticamente in tutte le religioni). Arriviamo a un altro fatto: mangiare è una necessità, mangiare tre volte al giorno è una dipendenza non diversa dal fumo o dall’alcool. Fare sei pasti al giorno, come suggerito da taluni “esperti”, è follia pura.

Fatto: La sensazione che chiamiamo “fame” non deriva dalla necessità di alimentarsi, ma dalle fluttuazioni del glucosio dovute agli alimenti verso i quali abbiamo sviluppato la dipendenza (e infatti questa “fame” è molto più simile al desiderio di una sigaretta o di un bicchierino che alla sensazione di mancanza di cibo) e che producono zucchero nella circolazione sanguigna: pane, pasta, dolci, gelati. Eliminateli semplicemente dalla dieta, e non saprete più cos’è la “fame”.

Fatto: un predatore non è predisposto per un’attivita che implichi uno sforzo moderato e di lunga durata; un predatore conserva le proprie energie per pochi momenti esplosivi in cui fa appello a tutte le sue risorse e si getta sulla preda (Nota: il tipico allenamento da palestra è esattamente il contrario; correre un’ora al parco non provoca nessun particolare beneficio, pochi sprint esplosivi si)

Fatto: l’uomo ha cominciato ad alimentarsi con cereali in concomitanza con la rivoluzione agricola, circa 10.000 anni fa; ci si rese conto che le persone potevano sopravvivere anche mangiando grano, riso, soia, granoturco. Questo implica semina e raccolto, e di conseguenza passare da uno stile di vita nomade a quello stanziale. Siccome la coltivazione dei cereali è molto più semplice della caccia, questo ha prodotto l’accrescimento brusco della popolazione, e ha reso possibile il restare in vita e il riprodursi a elementi che nella giungla non sarebbero sopravvissuti. Di conseguenza, si è abbassato il livello medio della salute così come – essendo la vita diventata molto più semplice – il livello medio di capacità intellettiva.

Fatto: l’uomo è fatto per essere sano e in forma, fisicamente, intellettualmente, emozionalmente. La stragrande maggioranza dei malanni grandi e piccoli da cui siamo costantemente afflitti – e questo include l’eccesso di grasso, le malattie, la mancanza di energia e di capacità di concentrazione, la depressione – sono dovuti quasi esclusivamente ai veleni che introduciamo nell’organismo, e tra i veleni il cibo non adatto occupa sicuramente il primo posto.
(aggiungerei che i malanni “emozionali” che ci perseguitano e che consideriamo normali derivano anch’essi dai veleni “psichici che introduciamo nella nostra mente, ma il discorso ci porterebbe troppo lontano)

Fatto: chi oggi – nei limiti del possibile – cerca di riprodurre un regime alimentare, un tipo di attività fisica e in generale uno stile di vita simile a quello dei nostri antenati osserva immediatamente risultati spettacolari sotto tutti i punti di vista. Indiani Papua, una tribù che mantiene lo stile di vita dei cacciatori/raccoglitori. Notare la qualità della muscolatura.

Ovviamente, ci sarebbero molti altri “fatti” da citare, ma come inizio mi sembra sufficiente. Vedete voi che conclusioni trarre da questi “fatti”.

Torniamo a noi: il grasso non è un problema in sé, bensì il risultato di errori alimentari che vengono da molto lontano, quindi se l’obiettivo è “dimagrire”, è sbagliato per principio.
L’obiettivo è trovare uno stile di vita adatto alle nostre esigenze genetiche di predatori. Una volta fatto questo, mangiando come predatori nella giungla e allenandosi come predatori nella giungla, il peso si regola da sé, senza il minimo sforzo e senza la minima sensazione di fame.

Prima di terminare: voglio ribadire che non ho proposto niente, e in nessun caso voglio mettermi a discutere con chi ha punti di vista diversi riguardo all’alimentazione, con gli “esperti”, con chi segue una particolare dieta, con chi ha un prodotto mirabolante da vendere, con chi è vegetariano per ragioni ideologiche, con chi utilizza la Bibbia come fonte di informazioni: ognuno è assolutamente libero di prendere le decisioni che più gli convengono basandosi sulla fonte che ritiene più affidabile.
Io mi sono limitato a far notare (coaching style…) alcuni fatti universalmente accettati nella comunità scientifica: le conclusioni – e gli esperimenti – spettano a voi.

Buona caccia!

Bruno

Nota: qualcuno potrebbe sostenere che considerarci come animali nella giungla significhi rinunciare a ciò che ci rende unici, alla nostra umanità, alla nostra componente spirituale, e cose del genere. Niente di più falso. Non è questo il luogo per approfondire, ma uno studio sul livello di spiritualià raggiunto dalle popolazioni paleolitiche darebbe risultati assolutamente sorprendenti. Di fatto, il loro approccio “sciamanico” alla realtà e alle forze universali è di gran lunga più evoluto di quello delle nostre religioni organizzate e burocratizzate. Ne parleremo in futuro.

1 commento
  1. giovanni
    giovanni dice:

    Ciao!

    Mia opinione (rivolta in termini costruttivi): mi ha disturbato leggere in coda all’etichetta “fatti” quelle che ritengo valutazioni soggettive. Il problema non è la valutazione, quanto la premessa dalla parola “fatto”. Esempio? “Fare sei pasti al giorno… è pura follia”. Per me è un giudizio, non un fatto.

    Fatto: l’uomo nella storia evolutiva, ha anche raccolto, non solo cacciato. Mia opinione: impostare tutto sull’aspetto “predatoriale” non è un po’ riduttivo? Magari esistono “cacciatori” e “raccoglitori”…

    Mia opinione: ritengo l’intuizione dietro questo articolo molto affascinante e valevole di attenzione e approfondimento… grazie!
    Da predatore (o, chissà, raccoglitore) intorpidito e obnubilato, mi piacerebbe comunque conoscere i metodi che utilizzi, se ritieni di poterli condividere.
    Grazie ancora!
    Giovanni

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