Tutto ciò che puoi essere

“Come sarebbe il nostro mondo se ciascuno di noi utilizzasse i propri talenti e le proprie possibilità per dare un contributo?”

Considero la musica di Bach come uno dei motivi per i quali la vita merita di essere vissuta. Uno qualunque dei suoi preludi e fughe raggiunge un tale livello di complessità matematica, accompagnato da una tale sovrumana bellezza, da rappresentare probabilmente la cosa più vicina alla perfezione che si possa concepire su questa terra.
Senza poi dimenticare che ogni sua composizione rivela innumerevoli livelli di lettura – numerologico, teologico, metafisico, simbolico, ecc. – e che di conseguenza ciò che si ascolta – per quanto sublime – non è che il livello più elementare. Analizzare un brano di Bach nei suoi molteplici aspetti è pertanto un piacere estetico, intellettuale, mistico, e una fonte inesauribile di sorprese. Talvolta non posso fare a meno di chiedermi come sarebbe il mondo senza i Concerti Brandeburghesi o l’Offerta Musicale.

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“…Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone…(dal Vangelo secondo Matteo, 25:14-18)”
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E non posso fare a meno di chiedermi cosa sarebbe accaduto se Bach fosse stato pigro. O demotivato. O depresso. O disorganizzato. O, semplicemente, se avesse ritenuto che non meritava di perdere tempo con la musica e si fosse concentrato sul mestiere di insegnante di latino, che sicuramente gli procurava maggiori introiti.
In fondo, ne avrebbe avuto tutti i motivi: la Germania dell’epoca era perennemente in guerra, la vita era insicura, il livello di povertà spaventoso, la malattia sempre in agguato. Dal punto di vista artistico, era continuamente in conflitto con le autorità ecclesiastiche a causa del suo stile eccessivamente complesso, che in ogni caso veniva considerato sorpassato e mediocre.

Anche sul fronte della famiglia le cose non gli andarono mai troppo bene: la prima moglie da cui ebbe sette figli morì ancora molto giovane. E quattordici figli ebbe dalla seconda, ma di questi solo quattro divennero adulti (e questo ci dà un’idea di quanto fosse diffusa la piaga della mortalità infantile). E negli ultimi anni di vita fu afflitto dalla malattia e dalla cecità; ciononostante, non smise mai di comporre fino all’ultimo giorno, aiutato dai figli che scrivevano sotto dettatura.

“L’arte della fuga”, una delle più elevate e straordinarie creazioni dello spirito umano, è stata scritta in queste incredibili condizioni.
Non possiamo far altro che esprimere riconoscenza e gratitudine se Bach, affrontando tutte queste difficoltà, ha trovato l’energia, la motivazione, la volontà necessarie per donarci qualcosa che ha attraversato i secoli e che costituisce per noi motivo costante di gioia e ispirazione.

Tuttavia, se comincio a pensare in questo modo, mi rimane difficile fermarmi; e allora, come sarebbe il mondo senza Vivaldi, Mozart, Chopin,… o senza Michelangelo, Leonardo, Raffaello… senza Goethe, Tolstoi, Dante,…
Qual è la forza che ha spinto questi uomini? Cosa gli a fatto affrontare tutti gli ostacoli? Non dimentichiamo che molti tra quelli che oggi consideriamo genii assoluti, ricevettero ben pochi riconoscimenti e soddisfazioni nel corso della loro esistenza. La maggior parte di loro avrebbe avuto tutti i motivi per lasciar perdere la propria opera e passare ad ttività più ragionevoli e proficue. E tuttavia…

Ma, proseguendo il ragionamento, perché fermarsi agli artisti? Cosa possiamo dire di tutti gli scienziati e ricercatori che, nel corso dei millenni hanno portato la tecnologia e la civiltà al livello attuale, di cui noi godiamo i frutti? Come possiamo ringraziare non solo i più celebri, come Newton, Galileo, Pasteur, ma anche la moltitudine di sapienti di cui oggi nessuno ricorda il nome, ma che hanno dato ciascuno il proprio contributo aggiungendo un mattoncino – grande o piccolo – all’edificio della conoscenza umana?

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“Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.” (dal Vangelo secondo Matteo, 25:19-23)
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E cosa possiamo dire dire di coloro i quali, senza produrre affreschi o sinfonie, senza costruire cattedrali, senza fare scoperte scientifiche, hanno semplicemente dato un contributo nello spostare un po più in là il limite di ciò che si credeva possibile?
È vero, non abbiamo tutti la stessa quantità di talento. Non tutti possiamo essere grandi geni che influenzano la storia. Ma, questo è certo, tutti noi abbiamo molte più potenzialità e talenti di quanto non osiamo immaginare.
E altrettanto certo è che tutti noi, proprio tutti, abbiamo qualcosa da manifestare, da creare, da comunicare; soprattutto, abbiamo tutti la possibilità di offrire un contributo al mondo, nei limiti delle nostre possibilità. E possiamo essere certi che questi limiti sono molto, molto lontani; sicuramente molto più lontani di quanto ci lasci di solito ammenttere il nostro desiderio di comodità.

Ma allora, cosa possiamo dire di quelli – che, triste a dirsi, sono un’immensità – che hanno avuto talento e possibilità, ma non li hanno usati? Che avrebbero potuto scrivere un libro, creare qualcosa, dare un contributo ma, per motivi che sul momento hanno trovato convincenti, NON lo hanno fatto?
Che hanno sepolto il talento che gli è stato donato?

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Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. (dal Vangelo secondo Matteo, 25:24-30)
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Considero questa parabola una delle più disturbanti e provocatorie dell’intero Vangelo.
Indipendentemente dal fatto che si sia o no credenti, siamo tutti coscienti di possedere una quantità immensa di talenti, capacità, possibilità, potenzialità.
E indipendentemente dal fatto che crediamo o meno che qualcuno ci chieda un giorno di rispondere delle nostre azioni, una cosa è certa: a un certo momento della nostra esistenza, NOI saremo costretti a chiederci come abbiamo utilizzato le possibilità e le opportunità che la vita ci ha offerto.
Non voglio insistere oltre su questo punto, perché non voglio che questo articolo si trasformi in una predica, tanto più che non ho il minimo diritto di ergermi a predicatore. Ma…

…scrivo questo perché niente mi rende più triste che il talento sprecato e le opportunità inutilizzate, e perché credo che utilizzare talenti e opportunità non sia una solo una scelta ma un dovere…

…scrivo questo perché viviamo in una società che mette costantemente l’accento su ciò che ci manca, creando un sentimento di insoddisfazione permanente e fornendoci sempre comodi pretesti per non agire, mentre se riuscissimo a concentrarci su ciò che abbiamo e su ciò che possiamo fare scopriremmo che le potenzialità che abbiamo a disposizione – qui e ora – sono assolutamente fantastiche e aspettano solo che noi superiamo la nostra inerzia per essere utilizzate…

…e scrivo questo per porre ancora una volta l’eterna domanda “Come sarebbe il nostro mondo se ciascuno di noi utilizzasse i propri talenti e le proprie possibilità per dare un contributo?”

Un saluto

Bruno

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